Storia di un tumore al seno destro



sabato 30 gennaio 2010

La prima visita "plastica"

27 dicembre 2009

Tutti i medici seri sono in vacanza. Io però ho una visita. Sono stragonfia, bisogna aspirare il liquido di drenaggio che ha gonfiato completamente la ferita.
Arrivo all'ambulatorio di chirurgia plastica e c'e' solamente una dottoressa giovane giovane, che poi risulterà essere una specializzanda del primo anno.
Mi chiede cosa son venuta a fare. Io non lo so, mi hanno fissato l'appuntamento, non ho idea di cosa mi debbano fare. Le dico: ho i punti, ho un gonfiore strano... non so. E la dott.ssa: vuole che le tolga i punti? Io: voglio? non so, son da togliere? Lei: se vuole glieli tolgo!
Cominciamo bene.
Mi spoglio, mi vede il gonfiore e dice: ah bene vedo che le è stato gonfiato l'espansore.
Io: no dott.ssa l'espansore non è ancora stato gonfiato, son uscita una settimana fa dalla sala operatoria. Questo è liquido da drenare.
Lei: nono le assicuro che questo è il gonfiore dell'espansore
Io (alterata): senta non sono una vecchia rinconglionita, so cosa hanno fatto al mio seno. Non è stato gonfiato. Qualche giorno fa ero piatta, ora ho una terza. MI DEVE ASPIRARE IL LIQUIDO!
Lei: se vuole glielo aspiro, ma che Dio ce la mandi buona!

MAMMA MIA. Mi prende il panico. Le dico di lasciar stare l'aspirazione e di vedere se son da togliere i punti.
Mi toglie i punti della ascella. Mi fascia velocemente il tutto e mi lascia andare.

La sera, per mancanza di fiducia apro la fascia e vedo che al posto di una cicatrice c'e' un buco!!!! La simpaticona ha tolto i punti, la ferita si è aperta (può succedere, non si è ben cicatrizzata), e lei ha fatto finta di niente, invece di ricucirla l'ha coperta.......

Da quel giorno quando la vedo mi prende la stretta allo stomaco.

Dettagli tecnici

Ecco in che consiste una operazione di mastectomia come la mia:
Si toglie il capezzolo e da lì si svuota tutta la mammella. In precedenza con un liquido di contrasto si è determinato il linfonodo sentinella, ossia il linfonodo "legato" alla materia tumorale, che se risulta anch'esso tumorale, indica che si devono togliere tutti i linfonodi della ascella. Ed infatti mi viene incisa l'ascella (taglio piccolo) e tolti i linfonodi.
Si alza il muscolo del pettorale e sotto viene posto un espansore. Quest'ultima è la parte del chirurgo plastico. L'espansore è una specie di palloncino con una valvola che col tempo dovrà essere riempito con del liquido fisiologico per espandere la pelle e prepararla alla presenza di un espansore.
Tra qualche mese, quando l'espansore avrà raggiunto una dimensione leggermente superiore al seno sano, verrò operata di nuovo e l'espansore verrà sostituito con una protesi. Poi dopo altri mesi verrà ricostruito il capezzolo, senza lasciarmi (spero) cicatrici. L'areola verrà tatuata.
Per ora ho una brutta cicatrice al posto del capezzolo e una prima al posto di una quarta.

venerdì 29 gennaio 2010

La degenza

Nel reparto di chirurgia generale del prof. Moretti mi son trovata benissimo. Gli infermieri sono persone che sanno quello che fanno. Son bravi, competenti, veloci, sorridenti. E sopratutto riescono, nonostante la mole di lavoro pesante, a dare un SINCERO supporto psicologico. Io devo solo a loro la mia ripresa psicologica.
E ringrazio sopratutto Sara e Dario.
Poi ho conosciuto delle altre ragazze, più o meno fortunate di me. Comunque tutte unite dalla sventura. E poi il comandante Luigi, che non dimenticherò mai più. Spero vivamente che stia bene per tanto tanto tempo ancora.
Il problema di questa situazione ovattata e protetta in cui ci tengono anche solo per pochi giorni è che uscire da lì sembra impossibile. Diventa una dipendenza, una sicurezza che sai che non potrai avere quando sei fuori. Il primo giorno ti senti perso. Il secondo pure. Il terzo son tornata lì...

L'operazione

17 Ottobre 2009

Finalmente vengo operata. Mio fratello mi accompagna. Il reparto del dott. Moretti è meglio di un albergo. Stanze a due, con una tv per persona. Purtroppo mi fanno aspettare dalle 745 alle 13. Lì per lì non ci penso più di tanto, conosciamo delle persone che stanno aspettando che la loro figlia esca dalla sala operatoria per una operazione come la mia.
Poi però mi dicono che mi devo preparare. Panico. Non voglio, perché questo a me, paura! Il pianto al solito vince su tutto, vedo anche mio fratello preoccupato. Poi mi mettono in barella e mi portano via. Oddio come vorrei che mio fratello li fermasse. Non tornerò più come prima, vado a farmi mutilare definitivamente.
Mi portano in sala operatoria, le infermiere che mi portano hanno un cappellino tutto colorato, troppo carino. E son tanto gentili con me. Lo apprezzo tanto.
In sala operatoria fa un freddo cane. E' pieno di gente tutta indaffarata. Appena entro si avvicina una tipa carina, col viso dolce e sorridente con la cuffietta da chirurgo. Non mi riconosci? Era la Tommasi. Che piacere vedere il suo viso dolce. Poi però torna al suo lavoro. Nel frattempo una ragazza mi prende il braccio e mi dice che deve mettermi l'ago della flebo. Comincia a infilzare la mano, e non finisce più! Un dolore forte! Le chiedo se ha finito e lei con tono imbarazzato: hehehe si è rotta la vena... Mi prende l'altro braccio (dal lato in cui dovevo operarmi) e mi infila l'ago, sempre facendomi un male cane. Arriva un'altra persona che urla: ma dove le hai messo l'ago?? Deve essere operata da quel lato!! E mi ritolgono l'ago. Stavolta però quest'ultima persona me lo infila in un secondo senza dolore nella mano giusta....
Poi arriva Sanchez. Ride che sto ancora piangendo ma mi tranquillizza.
E poi non ricordo più niente.

Mi fanno una mastectomia del seno destro con asportazione di tutti i linfonodi della ascella destra. Esco alle 1730 dopo 5 ore. Ho ricordi confusi di questo momento. Ricordo bene il freddo gelido, peggio di una tortura. Sembrava di essere nuda su dei ghiaccioli. Avevo l'impressione di non poter più recuperare il calore. E poi i talloni indolenziti.
Sul fianco due sacchetti per il drenaggio. Il braccio mi fa male e non riesco a muoverlo. Ma il dolore nel complesso non lo ricordo più, non è mai stato troppo forte.
Sono stanca, sfinita. Ma sollevata. Sarà l'anestesia, ma ho l'impressione che un macigno sia stato tolto dalla mia testa.
Sanchez informa mio fratello che l'operazione è andata bene e che tutto il tumore è stato asportato.
Comincia così il periodo di degenza.

sabato 23 gennaio 2010

L'attesa

Grazie alla furbata di chiedere di rimandare l'intervento alla fine di novembre, verrò operata il 17 di Dicembre.
Due mesi di attesa, in cui innanzitutto non sai quando ti chiameranno. Te lo fanno sapere una settimana prima, quindi ogni giorno rimani col cellulare in mano sperando che (non) ti chiamino. Poi ti vengono milioni di dubbi: si ricorderanno di me? Il tumore nel frattempo sta crescendo? Va in metastasi? Il dolore al dito del piede è il tumore che si è diffuso? E poi dubbi sul futuro: riuscirò ad affrontare la cosa da sola? Perderò l'indipendenza? Riuscirò a lavorare dopo? Infine dubbi organizzativi: ho scelto il medico giusto? Se un medico mi fa aspettare 2 mesi è serio? Si rende conto di cosa sta facendo? Dovrei tornare ad Ancona almeno sono supportata da parenti?
Ecc, ecc. Dubbi sciocchi ora che ci penso, ma che mi hanno consumato la vita. Ho smesso di dormire, di mangiare, di sorridere. Mi è passata la voglia di stare in compagnia, di stare col mio ragazzo, di parlare con la gente, di andare al cinema (la mia passione!!). Il lavoro ha cominciato a sembrarmi stupido, la gente che dà importanza al lavoro anche più stupida. E poi problemi esistenziali del tipo: cosa viviamo a fare, la vita è una merda.... Ora neanche me li ricordo tutti.
E poi pianti su pianti, disperazione, logoramenji.
Il 10 Dicembre mi chiama la segreteria della chirurgia per dirmi che giovedì 17 dicembre sarò operata nella chirurgia generale del Careggi, reparto del prof. Moretti.
Nel frattempo mi lascio, di comune accordo.

Il chirurgo plastico

Il dott. Sanchez mi fissa una visita dal Prof. Dini, megastrafigodottore in chirurgia plastica.
Attendo più di un'ora in un corridoio triste e spoglio del CTO del Careggi e poi, come in Grey's Anatomy, arriva il prof. seguito da 7 specializzandi tutti di corsa per stargli dietro, e si chiudono nel suo studio. Sbirciando dentro vedo appeso al muro un quadro stile quello di Marylin di Andy Warhol, ma al posto di un viso c'e' un seno.
Insieme a me ad aspettare, altre 3 "ragazze" dai 40 ai 50 anni che tranquillamente parlano del loro seno asportato, della chemio , di parrucche, ecc. Io non voglio averci a che fare. Loro però si accorgono che sono infastidita dai loro racconti, e quindi mi coinvolgono....
Cercano di sapere cosa ho, quando verrò operata, come mai ho paura, fino a quando non riescono a farmi piangere di nuovo. Quando finalmente gli specializzandi mi chiamano ad entrare sono sufficientemente in crisi. Entro e il prof. Dini, persona fredda ma professionale (e si dice sia bravissimo) mi chiede di spogliarmi. Mentre lo faccio 7 specializzandi uomini stanno in piedi a guardarmi. Comincio subito male, chiedendo se si può ridurre il pubblico. Il prof. si altera dicendomi che non è pubblico ma uno staff di medici. Sarà, comunque da quando comincia questa storia è la prima volta che mi sento in vero imbarazzo.
Il dott. Dini mi fa capire che se voglio aspettare la fine di novembre si rimanda a metà dicembre a causa di un convegno. Io lì per lì son contenta di rimandare.

Il chirurgo

20 Ottobre 2009
Finalmente il dott. Sanchez torna dal convegno e mi visita. Si dice sia molto bravo, e col suo accento straniero sembra simpatico. In realtà, lui e la dott.ssa Tommasi non mi vanno subito a genio, ma poi conoscendoli meglio ho imparato a apprezzarli entrambi.
Ormai ogni pudore è perso, mi visitano a fondo su entrambi i seni e vedendo che il nodulo è superficiale e sopratutto molto vicino al capezzolo, mi informano che l'unica soluzione è l'esportazione totale del seno destro, partendo dalla eliminazione del capezzolo.
Io che avevo cominciato a piangere di fronte a Nori, qui continuo senza sosta. L'idea della asportazione del capezzolo mi distrugge, mi uccide, è inconcepibile.
Mi assicurano che la ricostruzione ora è eccezionale, comincia dal giorno stesso della operazione e dopo un anno circa il mio seno sarà bello più di prima. Chissà come mai questa cosa non mi consola.
Mi fissano una serie infinita di esami da fare prima della operazione che sarebbe potuta avvenire dai 15 ai 30 giorni dopo. Chiedo di poter aspettare la fine di novembre per essere affiancata da mio fratello, e questa è stata la fregatura più grossa...

La notizia

Firenze - Ottobre 2009

A distanza di 3 mesi prendo il coraggio di ricordare ciò che è successo a ottobre del 2009.
Non sono mai stata ammalata, se non leggere influenze che non ho mai saputo sopportare. Pianti per un vomito, tragedie per una febbre a 39.
Un giorno sfiorando il seno sento una protuberanza, una bozza dura, molto superficiale, ma anche molto grossa, quanto una noce.
Vado dal medico generico (la quale mi aveva ripetutamente tranquillizzata sul non fare visite di controllo o prevenzione data la mia giovane età - quasi 37 anni) e mi consiglia di andare da un privato a fare una ecografia.
Vado al centro Futura dove la dott.ssa Berni, molto gentile e professionale mi esamina ben bene, e mi consiglia di fare subito una mammografia. Me la fanno all'istante (100 euro la eco, 100 la mammografia) e senza sbilanciarsi troppo mi consigliano una biopsia.
La cosa assurda è che nonostante l'evidenza del nodulo, la faccia preoccupata della dott.ssa Berni, l'urgenza con cui riesce a fissarmi una biopsia alla ASL (Osp. Careggi), io son tranquilla. Convinta al 100% che non può essere altro che una cisti, un ammasso di grasso o simili.
Una settimana dopo, vado al Careggi dove il dott. Nori (direttore della Diagnostica senologica dell'Osp. Careggi) mi fa la biopsia. Esperienza pazzesca. Il dott. Nori non riesce ad entrare nella pelle che è troppo dura (pellaccia pesciarola marchigiana...) e ci mette circa 30 minuti spingendo e sbuffando con un ago che, in confronto quello usato su Mia in Pulp Fiction, era uno spillino. Ero localmente anestetizzata ma sentivo scorrere sul fianco il sangue. E' stata la prima esperienza di paura: oddio cosa mi stanno facendo, mammamia sono impotente con questo che mi sta accoltellando!
Passata la tortura mi dicono di tornare dopo 2 settimane per il referto.
Due settimane passano nella assoluta tranquillità, il pensiero di un tumore non mi sfiora, a casa non abbiamo mai avuto niente, io sono forte come una quercia, ho troppo lavoro per star male, troppi pensieri di vita normale...
Torno al Careggi, il dott. Nori è in ritardo e le infermiere cominciano a dare i referti alle altre pazienti. Sono in tante ad aspettare il risultato, tutte agitate, tutte accompagnate per paura di non farcela da sole.
Io da sola, di fretta, innervosita da quelle oche tutte preoccupate. Il mio referto non me lo danno mai. Poi mi dicono che il dott. Nori sta arrivando per cui preferiscono aspettare lui per continuare a dare il referto (ne mancavano solo due, chissà come mai). Finalmente Nori, finalmente mi chiamano e con tanta tranquillità il medico mi dice che il referto è positivo, ho un carcinoma infiltrante e che........COSA???????????? Ho un cosa? IO? Con tutta quella gentaglia che stava fuori in attesa io ho un carci-che? In un secondo perdo il controllo e mi metto a piangere (da allora non credo di aver mai smesso). Purtroppo non ricordo più bene cosa ho provato in quel momento oltre all'incredulità. Paura? Probabile, ma non di morire, di tutto il casino che questo fatto avrebbe comportato nella mia vita.
Il dott. Nori mi da l'impressione di non essere abitutato ad un pianto dopo una notizia del genere. Lo vedo sorpreso. Mi fa sedere, cerca di tranquillizzarmi e mi spiega il percorso che avrei dovuto seguire. Mi propone una serie di nomi di chirurghi che avrei dovuto contattare all'istante, consigliandomi vivamente il dott. Luis Sanchez. Mi fissa un appuntamento per il giorno dopo con la dott.ssa Tommasi, l'assistente specializzanda del dott. Sanchez, dato che il chirurgo è fuori per un convegno.
Poi fa un gesto che non si è più ripetuto in questi tre mesi da parte di nessuno dei 20 medici che mi hanno visto: mi scrive su un foglio il suo numero di telefono, e con molta sincerità mi dice che per qualsiasi problema, dubbio, domanda potevo contattarlo. Mitico dott. Nori!!

il blog

Ho un tumore al seno.
Questo blog non ha lo scopo di insegnare a metabolizzare (io ancora non l'ho fatto), né di dare consigli o dare coraggio a chi vive la stessa mia avventura. Anzi, scoraggio chi vuole del conforto a continuare nella lettura.
E' un blog per ricordare ciò che mi sta capitando, per raccontare episodi macabri e, a distanza, perfino buffi che mi stanno capitando durante il percorso, le visite, gli interventi.
Metto le mani avanti, non so scrivere, non ho la capacità di sintetizzare, sono prolissa [cito il mio professore di italiano - 1994].