Storia di un tumore al seno destro



mercoledì 28 luglio 2010

Sopravvissuta, SI!

E' il 28 luglio. L'ultimo post del 6 maggio. Quella chemio mi ha fatto venire la nausea anche del blog.
Ma poi sono arrivate le 4 chemio con un farmaco diverso (taxani?), effetti collaterali totalmente diversi, sopportabilissimi, SENZA NAUSEA!!! Incredibile. Sembra di rinascere. Si, ci sono dolori muscolari, stanchezza estrema, ma si vive bene. Sono andata a ballare, a teatro, son tornata spesso ad ancona dai miei, ho anche traslocato!!!
Insomma ieri ho fatto la mia ultima chemio!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Una volta tanto in questo blog parlo in modo positivo. Sono sopravvissuta. Psicologicamente provata, fisicamente a terra, ma ho finito.

Ho deciso di seguire il consiglio di qualche compagna di sventura e sono anche andata a Villa delle Rose, dove c'e' l'ISPO, il centro di riabilitazione oncologica. Lì una in gambissima oncologa, la dott.ssa Muraca ti fa una visita iniziale e ti consiglia vari percorsi: dietista, psicologa, riabilitazione, terapie di gruppo. Io ho preso il pacchetto completo!
E via con la diestista e via i primi due chili di troppo.
E via con la riabilitazione: massaggi viuulenti da parte della "ganzissima" Francesca.
E si ricomincia con la psicologa. Vedremo. Primo impatto non è stato male, e già è un passo avanti.
Forse son io più positiva, o forse è il momento giusto. Non so. Spero cominci un bel periodo in salita.
Ora rivoglio i miei capelli. Se ne sono andate anche le sopracciglia, e il mio viso io non lo riconosco più. Sono sexy come una capra rotolata nel fango.

giovedì 6 maggio 2010

sopravvissuta?

Sta volta è stato tremendo. Ormai è passata una settimana e solo a scrivere (quindi pensare) a quello che ho vissuto mi viene la nausea, i conati di vomito e il cuore accelera.
Per cui per ora mi fermo qui.
La prossima volta cosa succederà?

venerdì 30 aprile 2010

mammamia

..sto per andare a fare la quarta chemio.
Non ci voglio andare non ce la faccio più.
Questo va contro l'istinto di sopravvivenza.
Faccio tutta la forte, vado da sola, non ho bisogno di nessuno, non è poi così tremendo, rido e scherzo. In realtà me la faccio sotto, vorrei mamma, vorrei tutti con me e piangere tutto il tempo.

domenica 25 aprile 2010

sopportazione

Mi sono pianta addosso per quanti mesi? E ora sconto la cosa. L'argomento unico quando ci sono io è la salute, come sto, come la vivo... non ne posso più. Sono una bestia, son tutti attenti e carini con me, ma non lo sopporto più.
Purtroppo andando in giro senza capelli l'argomento viene fuori subito.
come posso cambiare la cosa?
Quando mi chiedono come va la chemio, penso alla chemio e mi vien la nausea.
Sto per avere un esaurimento.

sabato 20 marzo 2010

MI sono caduti tutti i capelli. Questa è vera tortura. Come si fa ad accettare un "look" di questo tipo. Portare cappelli, foulard, parrucche tutto il giorno è insopportabile.
Io andrei pelata, tanto non mi vedo (distruggerei tutti le fonti di rflesso, prima..) ma poi metto in imbarazzo le persone. Un giorno ci devo provare.

Ora sono a casa con la nausea da seconda chemio. Me ne mancano 6. NOn ce la faccio più. In realtà tra le sedute di chemio passano tre settimane in cui, per ora, si sta bene. A parte la gente che ti vede senza capelli e ti tratta come se fossi in stadio terminale. Lo so non è colpa loro, io qualche mese fa forse avrei fatto lo stesso. Ma trascorro metà giornata a tranquillizzare la gente, a convincerli che sto bene e che mi possono parlare in modo normale e non solo di cancro.
E poi ci sono quelle persone che per farti sentire meglio ti parlano delle loro malattie. Ma a me non frega niente. NOn adesso. NOn per mancanza di sensibilità, ma ora ho tanti problemi miei...

Sopportiamo.

sabato 27 febbraio 2010

mammamia

vomito, nausea...non finiscono più. Non c'e' medicinale che tenga, continuo a star male.
Cosa devo fare..
Io non ci sto più..

venerdì 26 febbraio 2010

parrucca o bandana?

C'è qualcuno che legge sto blog? Datemi un consiglio: cosa faccio compro una parruca o mi metto dei bei fazzolettoni fashion, o cappellini carini?
Io, che ora ci faccio caso, vedo subito quando una persona ha una parrucca. Però se uno non ci pensa forse non si vede. Ma mi sentirei ridicola con questa cosa in testa.
Però il fazzoletto imbruttisce.
Che devo fare?
Lo so lo so me lo devo sentire io, ma io non lo sooo!

La chemioterapia

Oggi ho cominciato la chemioterapia.
Quando si è lì è tranquillissimo. Chiacchieri, leggi, mangi, dormicchi. Anzi quasi mi dispiace che la mia terapia dura solo una ora e mezza. Vedi persone che stanno lì 4 ore, si portano cose da fare, si conoscono.
In effetti due volte son stata in quel reparto, già ho riconosciuto 2 persone e me le sono ritrovata nella stessa stanza. Si fa pure amicizia. Che vuoi di più dalla vita.
Per chi non lo sapesse (io non lo sapevo), le chemioterapia è una semplice flebo. Ti iniettano più cose, per quello dura un pochino. La mia comincio con un lavaggio (soluzione fisiologica), poi un gastroprotettore, poi uno dei farmaci chemioterapici, poi di nuovo lavaggio, poi un secondo farmaco e poi lavaggio. Forse in mezzo c'era anche del cortisone ma non ricordo.
Siccome sono entrata poco dopo il passaggio del pranzo, mi hanno dato solo della frutta da mangiare. Una volta arrivata a casa, stavo benone, fame da lupi, mi son fatta un piatto di pasta.
Dopo un paio di orette comincio a sentire un pochino di nausea. Poi sempre più forte. E' fastidiosissima, non ti concentri su niente, è costante e non si capisce se stai per vomitare o no.
Poi, maledizione alla pasta (quindi primo insegnamento: mai mangiare dopo la chemio), ho svomitazzato per tutto il percorso dalla camera da letto al bagno. E qui ho capito a cosa serve avere qualcuno per casa quando si fa la chemio: per pulire! E invece ho vomitato, mi sono iniettata il medicinale contro il vomito, e poi mi ha toccato pure pulire.
Per quando ho finito la nausea mi è tornata. Mi son giocata così i 15 minuti senza nausea.
Ah ma la prossima volta lo so.

martedì 23 febbraio 2010

Paure

Venerdì comincio la chemio. Me la faccio sotto. Una paura incontrollabile.
Cerco di distrarmi stando ore e ore al lavoro, cerco di stare con i colleghi, vado al cinema...ma appena mi isolo un secondo ecco che viene il pianto.
Ho come l'impressione che non avrò più possesso della mia vita, che cambierà tutto senza possibilità di scelta. Diventerò brutta, senza forza, una larva.
Speriamo di riuscire a continuare a lavorare, a vivere da sola.

Cosa mi fa rabbia è vedere che la gente non capisce come mai continuo a vivere da sola. Lo chiamano orgoglio. Per me è fondamentale riuscire a fare le cose come prima, altrimenti mi sento malata. Sono sola? Lo ero anche prima! Che cosa cambia?

martedì 16 febbraio 2010

port a cath

16 Febbraio 2010

Oggi ho messo il port, il catetere per iniettare la chemioterapia senza passare dalle vene del braccio. E' un catetere che viene applicato in anestesia locale nella vena (come si chiama?) grossa che si trova sul torace.
Ma come mai tutti mi hanno tranquillizzata e mi hanno detto che non avrebbe fatto male? Sarà stata una anestesia troppo leggera? In ogni caso io ho sentito tantissimo dolore durante tutta l'operazione (1 ora e mezza), fino a quando non ho proprio sentito il bisturi tagliare a quel punto urlando hanno capito che dovevano anestetizzarmi un pochino di più.
Ho avuto un piccolo assaggio di cosa significa essere torturati. Non lo auguro a nessuno.

giovedì 11 febbraio 2010

Non si arrabbi con me...

Mammamia se ho fatto arrabbiare il mio chirurgo. Sono andata da lui disperata per la partenza del mio oncologo. Lui mi dice che non è vero, che mi devo fidare di chi capita (anche se "chi capita" mi dice il contrario di quello precedente?). Io mi impunto, voglio un punto di riferimento, lui dice che non è possibile, io dico: allora devo andare nel privato................
mammmmamia cosa ho detto!
FUORI DA QUESTO UFFICIO (sbam! manata sul tavolo)!
IO HO FATTO L'IMPOSSIBILE PER LEI, L'HO SEGUITA, SUPPORTATA, E LEI INGRATA MI PARLA DEL PRIVATO!
Echediavolo avrò mai detto. Forse questo è il tastino sbagliato?
Scusiscusiscusi, non volevo.
Ci manca solo che anche il mio chirurgo preferito (che effettivamente mi ha seguito come un padre) si allontani da me.
Speriamo bene!

lunedì 8 febbraio 2010

Oncologia

Oggi devo cominciare la terapia ormonale.
Conseguenze: menopausa per 5 anni, vampate di calore, alterazioni del carattere, assenza del desiderio sessuale, e in modo particolare per me che ho 37 anni, probabile impossibilità di avere figli dato che ne uscirò a 43 anni.
Colui che dovrebbe seguire la mia terapia, oncologo e radioterapista, mi assegna questa terapia una settimana fa.
Oggi dovendo iniettarmi la prima dose, alcuni dubbi mi vengono. Sarà il momento giusto, devo farlo ad un'ora particolare, ecc. Chiamo in oncologia e chiedo del dott. L.

Segreteria:Per il dott. L il prossimo appuntamento è ad aprile.
Io: non capisce, devo solo parlargli un minuto, non prendere appuntamento, sono in cura con lui e comincio ora le terapie da lui assegnatemi.
Segreteria: è lei che non capisce. Il dott. L. è partito per l'estero e torna ad aprile
............................
Non ci vedo più, scena isterica al telefono e questi si àlterano pure. Povera pazza, deve cominciare una chemioterapia per un anno e una ormonoterapia per 5 anni con un medico che si è dato alla fuga, e sta avendo una crisi isterica. Non c'e' più ritegno.
Mi passano un altro oncologo pure scocciato. Mi dice cose totalmente contrastanti rispetto al dott.L accusandomi di non ricordarmi cosa mi aveva detto il mio (ma lo cedo volentieri) oncologo.
COME FACCIO A STAR TRANQUILLA????

domenica 7 febbraio 2010

Terapia di stressamento

Vado a parlare con il gruppo di supporto del CORD del Careggi. Il direttore del reparto di psichiatria mi consiglia vivamente di seguire una terapia di rilassamento di gruppo. Mi dice che è totalmente contrario alle terapie di gruppo in cui si condividono le brutte esperienze legate alla malattia, dato che la malattia è individuale e diversa da persona a persona. Questa terapia sarebbe stata solo un modo per scaricare lo stress, l'ansia, imparare a gestire la paura, con tecniche di respirazione, ecc.
Piena di fiducia nella teoria dello psichiatra che condivido pienamente, vado entusiata a questa terapia di gruppo.
Mi ritrovo con altre 3 ragazze malate o ex malate di tumore, una psicologa e una specializzanda in psichiatria.
Cominciamo con il respirare rumorosamente, fare movimenti violenti per scaricare la tensione, giochini di gruppo con grande uso di forza (un pò strani dato che eravamo tutte appena operate, o comunque con dolori particolari in qualche parte del corpo, e come nel caso mio, impossibilitate ad usare qualche muscolo...).
Fatto i giochini in cui mi son sentita un pò sciocca, ci sdraiamo, le luci vengono spente e la psicologa ci chiede di immaginare una particolare situazione del passato in cui usavamo la forza delle braccia. Insomma ci chiede di estraniarci e immergerci in un lontano ricordo.
Io, sarà perché è la prima volta, non riesco molto ma la cosa non mi dispiace.
Alla fine ci sediamo in cerchio e la psicologa ci chiede di raccontare le impressioni di questi esercizi e sopratutto della parte immaginativa.
E qui comincia la tragedia.
Le ragazze non si limitano a raccontare il loro ricordo e viaggio nel passato, ma confrontano con la loro vita attuale, il post chemioterapia, il post operatorio. Una in particolare insiste su come dopo due anni dalla chemio ancora non ha ripreso possesso della sua vita. Si sente persa, disperata, impossibilitata a fare tutte le cose che vorrebbe e il ricordo dell'evento passato l'ha distrutta perché non potrà mai più fare quelle cose.
Io non ci ho visto più. Ho cominciato (tanto per cambiare) con una scarica di pianto violenta. Poi rabbia verso lo psichiatra, la psicologa, e le povere 3 ragazze in quella sala. Piangendo li insulto tutti, prego la psicologa di raccontare al suo prof cosa fa in quella terapia di gruppo perché lui non ha capito un cazzo di come il suo corso si stia evolvendo.
Quella sera avevo i nervi a fior di pelle, il giorno dopo una sensazione di svuotamento e depressione.
Meno male che dovevo rilassarmi.

sabato 6 febbraio 2010

Il supporto psico-oncologico

Dicembre 2009
Prima di essere operata, sull'orlo di una crisi di nervi, ho deciso di chiedere un aiuto psicologico. Mi è stata consigliata una psicologa/filosofa che si definisce counselor... Visita privata.
Dopo un'ora di chiacchierata in cui le racconto ciò che mi sta capitando internamente (e non lo sapevo, ma quando si sta male, tirare fuori tutto è dolorosissimo) e dopo un'ora di pianto, mi comincia a dire come le volte successive avremmo cominciato a parlare con i nostri organi... In generale sono scettica verso la psicologia, ma questo proprio no dai! Come ha detto una mia cara amica, avrei dovuto continuare per capire come comunicare col mio cervello, dato che son anni che non ci riesco :)

Decido allora di andare con la ASL all'Ospedale vicino a casa, SS. Maria Annunziata di Ponte a Niccheri (FI). La mia crisi nervosa era ormai esplosa, e l'esperienza precedente mi aveva resa anche più scettica. Entro nello studio e questa ragazza giovanissima mi chiede qual è il mio problema. Io terrorizzata dal dover ricominciare a raccontare tutta la storia e quindi star male di nuovo, le dico che non sono tanto sicura di voler essere lì. Lei prontamente e fiorentinamente mi dice: bene, allora torni quando si sente pronta.

Evvai.

Lo specializzando perfetto

Non ho fatto altro che parlar male degli specializzandi. In realtà meno male che ci sono loro. Medici che ancora per poco conservano la loro umanità. Dopo l'episodio del "che dio ce la mandi buona" mi ha chiamato personalmente il dott. Quercioli, specializzando del quinto anno di chirurgia plastica. Mi ha subito tranquillizzata dandomi il suo numero di cellulare e dicendomi che per qualunque cosa potevo chiamarlo.
Oltre a questo gesto molto umano, è anche bravo, ha la mano decisa e SOPRATUTTO ha l'umiltà di chiedere consiglio al suo prof. o a un collega quando è in difficoltà. Questo è lavorare. In ogni campo non bisogna vergognarsi di non sapere, ma bisogna vergognarsi di non voler ammetterlo. Chiedendo aiuto si impara.
Quando mi medica lui mi sento a posto, come quando le cose non possono che andar bene. Un medico che ti trasmette questa sensazione avrà un gran successo nella vita. Si capisce che anche lui è freddo e incurante, in fondo. I medici lavorano, non stanno dedicando la loro vita ad altre persone. Però fa di tutto per cercare di infonderti sicurezza.
E' un medico che ti spiega quello che sta facendo, non ti tratta come se fossi un idiota sottosviluppato. Non ti spiega con parole per bambini, ma non ti confonde con termini troppo specifici incomprensibili per chi non ha studiato medicina.
Insomma tifo per lui e per il suo futuro. Vai Fabio!
Spero solo che mi porti fino in fondo e che la sua specializzazione non comporti il suo allontanamento dal Careggi...

sabato 30 gennaio 2010

La prima visita "plastica"

27 dicembre 2009

Tutti i medici seri sono in vacanza. Io però ho una visita. Sono stragonfia, bisogna aspirare il liquido di drenaggio che ha gonfiato completamente la ferita.
Arrivo all'ambulatorio di chirurgia plastica e c'e' solamente una dottoressa giovane giovane, che poi risulterà essere una specializzanda del primo anno.
Mi chiede cosa son venuta a fare. Io non lo so, mi hanno fissato l'appuntamento, non ho idea di cosa mi debbano fare. Le dico: ho i punti, ho un gonfiore strano... non so. E la dott.ssa: vuole che le tolga i punti? Io: voglio? non so, son da togliere? Lei: se vuole glieli tolgo!
Cominciamo bene.
Mi spoglio, mi vede il gonfiore e dice: ah bene vedo che le è stato gonfiato l'espansore.
Io: no dott.ssa l'espansore non è ancora stato gonfiato, son uscita una settimana fa dalla sala operatoria. Questo è liquido da drenare.
Lei: nono le assicuro che questo è il gonfiore dell'espansore
Io (alterata): senta non sono una vecchia rinconglionita, so cosa hanno fatto al mio seno. Non è stato gonfiato. Qualche giorno fa ero piatta, ora ho una terza. MI DEVE ASPIRARE IL LIQUIDO!
Lei: se vuole glielo aspiro, ma che Dio ce la mandi buona!

MAMMA MIA. Mi prende il panico. Le dico di lasciar stare l'aspirazione e di vedere se son da togliere i punti.
Mi toglie i punti della ascella. Mi fascia velocemente il tutto e mi lascia andare.

La sera, per mancanza di fiducia apro la fascia e vedo che al posto di una cicatrice c'e' un buco!!!! La simpaticona ha tolto i punti, la ferita si è aperta (può succedere, non si è ben cicatrizzata), e lei ha fatto finta di niente, invece di ricucirla l'ha coperta.......

Da quel giorno quando la vedo mi prende la stretta allo stomaco.

Dettagli tecnici

Ecco in che consiste una operazione di mastectomia come la mia:
Si toglie il capezzolo e da lì si svuota tutta la mammella. In precedenza con un liquido di contrasto si è determinato il linfonodo sentinella, ossia il linfonodo "legato" alla materia tumorale, che se risulta anch'esso tumorale, indica che si devono togliere tutti i linfonodi della ascella. Ed infatti mi viene incisa l'ascella (taglio piccolo) e tolti i linfonodi.
Si alza il muscolo del pettorale e sotto viene posto un espansore. Quest'ultima è la parte del chirurgo plastico. L'espansore è una specie di palloncino con una valvola che col tempo dovrà essere riempito con del liquido fisiologico per espandere la pelle e prepararla alla presenza di un espansore.
Tra qualche mese, quando l'espansore avrà raggiunto una dimensione leggermente superiore al seno sano, verrò operata di nuovo e l'espansore verrà sostituito con una protesi. Poi dopo altri mesi verrà ricostruito il capezzolo, senza lasciarmi (spero) cicatrici. L'areola verrà tatuata.
Per ora ho una brutta cicatrice al posto del capezzolo e una prima al posto di una quarta.

venerdì 29 gennaio 2010

La degenza

Nel reparto di chirurgia generale del prof. Moretti mi son trovata benissimo. Gli infermieri sono persone che sanno quello che fanno. Son bravi, competenti, veloci, sorridenti. E sopratutto riescono, nonostante la mole di lavoro pesante, a dare un SINCERO supporto psicologico. Io devo solo a loro la mia ripresa psicologica.
E ringrazio sopratutto Sara e Dario.
Poi ho conosciuto delle altre ragazze, più o meno fortunate di me. Comunque tutte unite dalla sventura. E poi il comandante Luigi, che non dimenticherò mai più. Spero vivamente che stia bene per tanto tanto tempo ancora.
Il problema di questa situazione ovattata e protetta in cui ci tengono anche solo per pochi giorni è che uscire da lì sembra impossibile. Diventa una dipendenza, una sicurezza che sai che non potrai avere quando sei fuori. Il primo giorno ti senti perso. Il secondo pure. Il terzo son tornata lì...

L'operazione

17 Ottobre 2009

Finalmente vengo operata. Mio fratello mi accompagna. Il reparto del dott. Moretti è meglio di un albergo. Stanze a due, con una tv per persona. Purtroppo mi fanno aspettare dalle 745 alle 13. Lì per lì non ci penso più di tanto, conosciamo delle persone che stanno aspettando che la loro figlia esca dalla sala operatoria per una operazione come la mia.
Poi però mi dicono che mi devo preparare. Panico. Non voglio, perché questo a me, paura! Il pianto al solito vince su tutto, vedo anche mio fratello preoccupato. Poi mi mettono in barella e mi portano via. Oddio come vorrei che mio fratello li fermasse. Non tornerò più come prima, vado a farmi mutilare definitivamente.
Mi portano in sala operatoria, le infermiere che mi portano hanno un cappellino tutto colorato, troppo carino. E son tanto gentili con me. Lo apprezzo tanto.
In sala operatoria fa un freddo cane. E' pieno di gente tutta indaffarata. Appena entro si avvicina una tipa carina, col viso dolce e sorridente con la cuffietta da chirurgo. Non mi riconosci? Era la Tommasi. Che piacere vedere il suo viso dolce. Poi però torna al suo lavoro. Nel frattempo una ragazza mi prende il braccio e mi dice che deve mettermi l'ago della flebo. Comincia a infilzare la mano, e non finisce più! Un dolore forte! Le chiedo se ha finito e lei con tono imbarazzato: hehehe si è rotta la vena... Mi prende l'altro braccio (dal lato in cui dovevo operarmi) e mi infila l'ago, sempre facendomi un male cane. Arriva un'altra persona che urla: ma dove le hai messo l'ago?? Deve essere operata da quel lato!! E mi ritolgono l'ago. Stavolta però quest'ultima persona me lo infila in un secondo senza dolore nella mano giusta....
Poi arriva Sanchez. Ride che sto ancora piangendo ma mi tranquillizza.
E poi non ricordo più niente.

Mi fanno una mastectomia del seno destro con asportazione di tutti i linfonodi della ascella destra. Esco alle 1730 dopo 5 ore. Ho ricordi confusi di questo momento. Ricordo bene il freddo gelido, peggio di una tortura. Sembrava di essere nuda su dei ghiaccioli. Avevo l'impressione di non poter più recuperare il calore. E poi i talloni indolenziti.
Sul fianco due sacchetti per il drenaggio. Il braccio mi fa male e non riesco a muoverlo. Ma il dolore nel complesso non lo ricordo più, non è mai stato troppo forte.
Sono stanca, sfinita. Ma sollevata. Sarà l'anestesia, ma ho l'impressione che un macigno sia stato tolto dalla mia testa.
Sanchez informa mio fratello che l'operazione è andata bene e che tutto il tumore è stato asportato.
Comincia così il periodo di degenza.

sabato 23 gennaio 2010

L'attesa

Grazie alla furbata di chiedere di rimandare l'intervento alla fine di novembre, verrò operata il 17 di Dicembre.
Due mesi di attesa, in cui innanzitutto non sai quando ti chiameranno. Te lo fanno sapere una settimana prima, quindi ogni giorno rimani col cellulare in mano sperando che (non) ti chiamino. Poi ti vengono milioni di dubbi: si ricorderanno di me? Il tumore nel frattempo sta crescendo? Va in metastasi? Il dolore al dito del piede è il tumore che si è diffuso? E poi dubbi sul futuro: riuscirò ad affrontare la cosa da sola? Perderò l'indipendenza? Riuscirò a lavorare dopo? Infine dubbi organizzativi: ho scelto il medico giusto? Se un medico mi fa aspettare 2 mesi è serio? Si rende conto di cosa sta facendo? Dovrei tornare ad Ancona almeno sono supportata da parenti?
Ecc, ecc. Dubbi sciocchi ora che ci penso, ma che mi hanno consumato la vita. Ho smesso di dormire, di mangiare, di sorridere. Mi è passata la voglia di stare in compagnia, di stare col mio ragazzo, di parlare con la gente, di andare al cinema (la mia passione!!). Il lavoro ha cominciato a sembrarmi stupido, la gente che dà importanza al lavoro anche più stupida. E poi problemi esistenziali del tipo: cosa viviamo a fare, la vita è una merda.... Ora neanche me li ricordo tutti.
E poi pianti su pianti, disperazione, logoramenji.
Il 10 Dicembre mi chiama la segreteria della chirurgia per dirmi che giovedì 17 dicembre sarò operata nella chirurgia generale del Careggi, reparto del prof. Moretti.
Nel frattempo mi lascio, di comune accordo.

Il chirurgo plastico

Il dott. Sanchez mi fissa una visita dal Prof. Dini, megastrafigodottore in chirurgia plastica.
Attendo più di un'ora in un corridoio triste e spoglio del CTO del Careggi e poi, come in Grey's Anatomy, arriva il prof. seguito da 7 specializzandi tutti di corsa per stargli dietro, e si chiudono nel suo studio. Sbirciando dentro vedo appeso al muro un quadro stile quello di Marylin di Andy Warhol, ma al posto di un viso c'e' un seno.
Insieme a me ad aspettare, altre 3 "ragazze" dai 40 ai 50 anni che tranquillamente parlano del loro seno asportato, della chemio , di parrucche, ecc. Io non voglio averci a che fare. Loro però si accorgono che sono infastidita dai loro racconti, e quindi mi coinvolgono....
Cercano di sapere cosa ho, quando verrò operata, come mai ho paura, fino a quando non riescono a farmi piangere di nuovo. Quando finalmente gli specializzandi mi chiamano ad entrare sono sufficientemente in crisi. Entro e il prof. Dini, persona fredda ma professionale (e si dice sia bravissimo) mi chiede di spogliarmi. Mentre lo faccio 7 specializzandi uomini stanno in piedi a guardarmi. Comincio subito male, chiedendo se si può ridurre il pubblico. Il prof. si altera dicendomi che non è pubblico ma uno staff di medici. Sarà, comunque da quando comincia questa storia è la prima volta che mi sento in vero imbarazzo.
Il dott. Dini mi fa capire che se voglio aspettare la fine di novembre si rimanda a metà dicembre a causa di un convegno. Io lì per lì son contenta di rimandare.

Il chirurgo

20 Ottobre 2009
Finalmente il dott. Sanchez torna dal convegno e mi visita. Si dice sia molto bravo, e col suo accento straniero sembra simpatico. In realtà, lui e la dott.ssa Tommasi non mi vanno subito a genio, ma poi conoscendoli meglio ho imparato a apprezzarli entrambi.
Ormai ogni pudore è perso, mi visitano a fondo su entrambi i seni e vedendo che il nodulo è superficiale e sopratutto molto vicino al capezzolo, mi informano che l'unica soluzione è l'esportazione totale del seno destro, partendo dalla eliminazione del capezzolo.
Io che avevo cominciato a piangere di fronte a Nori, qui continuo senza sosta. L'idea della asportazione del capezzolo mi distrugge, mi uccide, è inconcepibile.
Mi assicurano che la ricostruzione ora è eccezionale, comincia dal giorno stesso della operazione e dopo un anno circa il mio seno sarà bello più di prima. Chissà come mai questa cosa non mi consola.
Mi fissano una serie infinita di esami da fare prima della operazione che sarebbe potuta avvenire dai 15 ai 30 giorni dopo. Chiedo di poter aspettare la fine di novembre per essere affiancata da mio fratello, e questa è stata la fregatura più grossa...

La notizia

Firenze - Ottobre 2009

A distanza di 3 mesi prendo il coraggio di ricordare ciò che è successo a ottobre del 2009.
Non sono mai stata ammalata, se non leggere influenze che non ho mai saputo sopportare. Pianti per un vomito, tragedie per una febbre a 39.
Un giorno sfiorando il seno sento una protuberanza, una bozza dura, molto superficiale, ma anche molto grossa, quanto una noce.
Vado dal medico generico (la quale mi aveva ripetutamente tranquillizzata sul non fare visite di controllo o prevenzione data la mia giovane età - quasi 37 anni) e mi consiglia di andare da un privato a fare una ecografia.
Vado al centro Futura dove la dott.ssa Berni, molto gentile e professionale mi esamina ben bene, e mi consiglia di fare subito una mammografia. Me la fanno all'istante (100 euro la eco, 100 la mammografia) e senza sbilanciarsi troppo mi consigliano una biopsia.
La cosa assurda è che nonostante l'evidenza del nodulo, la faccia preoccupata della dott.ssa Berni, l'urgenza con cui riesce a fissarmi una biopsia alla ASL (Osp. Careggi), io son tranquilla. Convinta al 100% che non può essere altro che una cisti, un ammasso di grasso o simili.
Una settimana dopo, vado al Careggi dove il dott. Nori (direttore della Diagnostica senologica dell'Osp. Careggi) mi fa la biopsia. Esperienza pazzesca. Il dott. Nori non riesce ad entrare nella pelle che è troppo dura (pellaccia pesciarola marchigiana...) e ci mette circa 30 minuti spingendo e sbuffando con un ago che, in confronto quello usato su Mia in Pulp Fiction, era uno spillino. Ero localmente anestetizzata ma sentivo scorrere sul fianco il sangue. E' stata la prima esperienza di paura: oddio cosa mi stanno facendo, mammamia sono impotente con questo che mi sta accoltellando!
Passata la tortura mi dicono di tornare dopo 2 settimane per il referto.
Due settimane passano nella assoluta tranquillità, il pensiero di un tumore non mi sfiora, a casa non abbiamo mai avuto niente, io sono forte come una quercia, ho troppo lavoro per star male, troppi pensieri di vita normale...
Torno al Careggi, il dott. Nori è in ritardo e le infermiere cominciano a dare i referti alle altre pazienti. Sono in tante ad aspettare il risultato, tutte agitate, tutte accompagnate per paura di non farcela da sole.
Io da sola, di fretta, innervosita da quelle oche tutte preoccupate. Il mio referto non me lo danno mai. Poi mi dicono che il dott. Nori sta arrivando per cui preferiscono aspettare lui per continuare a dare il referto (ne mancavano solo due, chissà come mai). Finalmente Nori, finalmente mi chiamano e con tanta tranquillità il medico mi dice che il referto è positivo, ho un carcinoma infiltrante e che........COSA???????????? Ho un cosa? IO? Con tutta quella gentaglia che stava fuori in attesa io ho un carci-che? In un secondo perdo il controllo e mi metto a piangere (da allora non credo di aver mai smesso). Purtroppo non ricordo più bene cosa ho provato in quel momento oltre all'incredulità. Paura? Probabile, ma non di morire, di tutto il casino che questo fatto avrebbe comportato nella mia vita.
Il dott. Nori mi da l'impressione di non essere abitutato ad un pianto dopo una notizia del genere. Lo vedo sorpreso. Mi fa sedere, cerca di tranquillizzarmi e mi spiega il percorso che avrei dovuto seguire. Mi propone una serie di nomi di chirurghi che avrei dovuto contattare all'istante, consigliandomi vivamente il dott. Luis Sanchez. Mi fissa un appuntamento per il giorno dopo con la dott.ssa Tommasi, l'assistente specializzanda del dott. Sanchez, dato che il chirurgo è fuori per un convegno.
Poi fa un gesto che non si è più ripetuto in questi tre mesi da parte di nessuno dei 20 medici che mi hanno visto: mi scrive su un foglio il suo numero di telefono, e con molta sincerità mi dice che per qualsiasi problema, dubbio, domanda potevo contattarlo. Mitico dott. Nori!!

il blog

Ho un tumore al seno.
Questo blog non ha lo scopo di insegnare a metabolizzare (io ancora non l'ho fatto), né di dare consigli o dare coraggio a chi vive la stessa mia avventura. Anzi, scoraggio chi vuole del conforto a continuare nella lettura.
E' un blog per ricordare ciò che mi sta capitando, per raccontare episodi macabri e, a distanza, perfino buffi che mi stanno capitando durante il percorso, le visite, gli interventi.
Metto le mani avanti, non so scrivere, non ho la capacità di sintetizzare, sono prolissa [cito il mio professore di italiano - 1994].